Nel corso di questi anni queste differenze
spariscono e la periferia dilaga (come se fosse un magma) . Il piano regolatore
del 1962 non è in grado di risolvere il problema di queste aree
di città fatte di abusivismo e speculazione. Questo piano si fonda
su un programma di opere pubbliche di grandi infrastrutture però
quest'asse attrezzatonontrova applicazione e lo sviluppo della città
è affidato all'edilizia residenziale che si distribuisce in ogni
direzione e realizza una periferia diffusa.
Come la foresta,la periferia si
riproduce, sopravvive e malgrado il disordine, lo spreco, essa resiste
e si rinnova.
La città è attraversata
da una molteplicità di razionalità di settore, sotto il suo
apparente disordine ci sono regole e processi formativi di difficile lettura.
Questa complessità, questa
razionalità latente continua a sfuggire all'urbanistica che vuole
ad ogni costo semplificare, ridurre, unificare.
Quando si osserva una carta della
citta contemporanea e la si legge al negativo (invertendo pieno e vuoto
) salta subito agli occhi la disseminazione più o meno casuale dei
vuoti che cancellano il tessuto urbano ed appare un disegno come se fosse
" pelle di leopardo ".
Questo è un segno distintivo
della città contemporanea che sottende alcune recondite ragioni.
Le macchie che siamo abituati a
leggere al negativo come cancellazioni di pezzi di tessuto sono nella realtà
spazi vuoti, necessari alla vita dell'organismo urbano.
I vuoti sono spazi necessari e indispensabili
alla città.
Sono quei territori di nessuno che
oggi diventano oggetto di riflessioni teoriche e progettuali perchè
è proprio quì che il tempo sembra essersi fermato e dove
risiede il senso dell'abitare contemporaneo.
DA "LE CITTA' INVISIBILI" di
Italo Calvino
(metafora calviniana)
La parte di progetto studiata in dettaglio è il nodo interconnettivo che collega le varie aree. (Zenobia)